giovedì 28 gennaio 2010


21 gennaio 2010
E dopo autobus, 12 ore di attesa all’aeroporto, e due voli, abbiamo lasciato Cuba… non senza l’ultima sorpresa di vederci spedire in prima classe non so ancora per che motivo! Di Cuba ci resteranno tanti ricordi discordanti, tante chiacchierate con le persone, alcuni paesaggi da cartolina intervallati da squarci di povertà. Le ultime chiacchierate sono state con il taxista che ci ha portato all’aeroporto e con dei ragazzi che stavano aspettando di veder partire le loro morose europee. Con il primo abbiamo parlato di Fidel, che da bravo oratore qual’era spiegava sempre il perché di alcune manovre economiche e che, se da un lato toglieva, dall’altro dava. Ma ora c’è suo fratello come presidente, Raul, e il discorso cambia. Come per molti cubani con cui abbiamo parlato, Raul non è all’altezza del ruolo e la sua politica è molto più dura della precedente. Con i ragazzi all’aeroporto invece i discorsi sono stati più leggeri: l’Italia, i vestiti di marca, se uno avesse o meno conosciuto Gabbana… Discorsi frivoli di ragazzi che danno l’idea di aspettare solo una turista che si innamori di loro e decida di sposarli per poter scappare dall’isola.
Forse il nostro primo giudizio su Cuba è stato troppo duro… serviva più pazienza con chi vive segregato nella propria isola, senza contatti con il mondo esterno se non attraverso i turisti, in fila per prendere il cibo che lo stato decide sia necessario dare, con supermercati mezzi vuoti o in cui trovi prodotti in maniera saltuaria, a seconda di quale stato sfidi l’embargo americano per i 6 mesi successivi. Tutto è relativo e saltuario, dagli orari degli autobus ai prezzi. Certo che sentirsi un bancomat ambulante non è sempre facile, ma se ripenso a questi 25 giorni abbiamo conosciuto anche moltissime persone vere, di cuore.
Ma ora è tempo di partire… Chile aspettaci!

Nessun commento:

Posta un commento

 
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...